venerdì 23 marzo 2007

RABISCH D' LA ACADEMIGLIA DA LA VALL DA BREGN

di Claudio Grossi, Milanese.

In ricordo delle Famiglie Margelli e Grossi di Torre, miei antenati, che scelsero questa Valle, che diede loro lavoro e molta serenità.
Alla mia bisnonna Mazzocchi Enrica, a mia nonna Ersilia, che amò questi ameni luoghi come la propria terra di Gaggio Montano, ma che dovette abbandonare, per ubbidire al proprio dovere di sposa fedele e di madre operosa.
A mio zio Ezio, che morì di dolore per la chiusura della Fabbrica Cima-Norma, che dopo molti anni di splendore, gettò nella disperazione tante oneste famiglie.
A mio padre Lidio che, grazie alla generosità del proprio Paese di nascita, rivive in senilità, con integrità esemplare, assieme a mia madre Tina, i ricordi degli anni felici della propria giovinezza sotto la Bandiera Rosso Crociata.
A mio nonno Dante, che, sbagliando, mi rese orfano di questa Terra di Libertà e di Giustizia, nella quale mi sarebbe piaciuto nascere e vivere per sempre, va il mio pensiero, nel rispetto delle sue idee, che mi affascinarono in gioventù, ma che non ho mai condiviso in età adulta.
La vera democrazia si basa sul rispetto delle persone, sulla tolleranza e la fraternità dei Popoli e delle Nazioni.
Le diversità di pensiero vanno risolte con la ragione, mirando al benessere comune.

Ai miei amati zii: Nildo, Ezio, Gino, Italo ed Elio, che qui nacquero e vissero, in felicità e benessere, da giovani, con i compaesani che li videro crescere accanto a sè, le prime esperienze di vita valligiana.

Amarono moltissimo questo paese, che fu strappato loro dall'ingiustizia appartenuta ad un amarissimo, violento, periodo della storia umana.
Sempre lo custodirono nei propri cuori, e trasmisero anche a me l'amore per questi luoghi bellissimi, per la pace che vi regna, per la semplicità di vita che vi si svolge, nell'amicizia sincera e spontanea che resiste al tempo, nell'amore di questa valle, unita all'odio più profondo per i soprusi.
Per la schiettezza dei rapporti delle persone che vi abitavano e vi abitano e la certezza di essere uomini liberi. Grazie a tutti loro.
Viva semper Bregn.

In ricordo del Pittore Paolo da Lomazzo
del Pittore Ambrogio Brambilla
Francesco Giussani,
il Maderni,
Giovan Azziglio,
Annibale Fontana,
Ottavio Soncino,
ed un Visconti.

In ricordo dell'Accademia composta da:

Or compà Zavorgna, or compà Vinasc,
or compà Pestavign, or compà Scanna-Vassel,
or compà Bocca-Fresca, or compà Sgura-Brent.
che componevano"Arabeschi" dell'Accademia del compare Zavorgna, abate della valle de Blenio e di tutti i suoi fedeli sudditi, colla licenza della Vallata-parla il cantore di versi....
Dove il poetare è espresso, non in greco o latino, ma dagli "accademici" soltanto nella purissima lingua di Blenio... ra rengua d' Bregn. Anno 1570 circa.

Nota che alcune forme dei Rabisch
terminanti in H, nella forma : soghitt, nacch, facch, scricch, lecch, sembrano messe per caricatura, mentre, in parte, corrisponde ad una genuina forma arcaica bleniese.
A Malvaglia, si può sentire ancora dai vecchi pronunciare "Tucch" per tutti.
La forma Academiglia, ricenciglia, corrisponde ad un'antica e scomparsa fonetica di cui si
raccoglie traccia dai vecchi di Lottigna, e si deve pronunciare "académllia, ricénzllia, col suono dell' L mouillé del francese grammaticale.
D'altra parte, forse, un vero dialetto bleniese, non si può trovare, perchè non ci fu forse mai.
Tra Semione e Malvaglia, tra Prugiasco e Castro, alla distanza di un chilometro, esistono dialetti diversi per fonetica, per la declinazione e spesso per le parole.
Il bleniese dei" Rabisch "sembra modellato su quello di Malvaglia.
Tratto da Antologia Meneghina di F.Fontana.del 1915, dove vengono ricordati sia il dott. Casati, sia il ticinese Brenno Bertoni.

Da qui inizia la stesura del testo che si ispira all'Antica Accademia della Valle di Blenio.
Dove l'Autore milanese, idealmente, si ritiene l'ultimo componente di questa Accademia,
in quanto, pur se italiano, egli appartiene a questa Valle, e ne interpreta lo spirito ideale.
Infatti, la bisnonna, i nonni, il padre, gli zii ed i cugini vissero, vivono, furono e sono nativi
del luogo, da un secolo a questa parte.
Egli, spesse volte, in gioventù, ebbe modo di soggiornarvi, ripercorrendo, con le ragioni del cuore, la via che molti, prima di lui, fecero nei tempi antichi: dai primi abitanti preistorici della valle, ai primi adoratori degli alberi e del fuoco, alle fate e folletti che abitavano questi boschi, alla venerazione ed al rispetto delle acque purissime dei fiumi; ricollegandosi, con la fantasia, agli abitanti delle grotte, dei passi montani, ( forse vie Etrusche verso l'interno dell'Europa), dalla dominazione romana del passo del Lucomagno, ai primi semplici campi militari: il tipico accampamento romano:"castrum". Ai primi insediamenti Cristiani del luogo, forse rafforzati dall'evangelizzatore Aquila e da sua moglie, che ospitarono Paolo di Tarso.
Tutte queste rilessioni sono, per l'Autore, abituato alla vita frenetica e moderna della città, un ritorno alla semplicità di vita. Necessaria, per ritrovare ( come fecero i primi componenti dell'Accademia da Bregn) la purezza di queste montagne, il volo delle aquile, i sentieri dell'orso e del lupo, i profumi delle felci e dei fiori della Svizzera Italiana, unendole, in sè stesso, all'Arte ed all'Archeologia del proprio amato Paese di origine: quell'Italia che vide nascere il genio di Dante, di Giotto, di Leonardo, di Raffaello, di Michelangelo; e in Lombardia: di Paolo da Lomazzo, Luini, Maggi, Balestrieri, Parini, Porta, Grossi, Manzoni, Delio Tessa, Clerici, Antonini.

Esponente della Poesia e della Canzone Meneghina; autore di vignette, disegni surreali, pittore validissimo. Amico e conoscente di moltissimi artisti di spettacolo; riconosciuto poeta da editori di giornali e scrittori; autore di canzoni, ha recentemente scritto il testo di una canzone dedicata al più grande Poeta recentemente scomparso: Fabrizio de André.
Pur essendo stato ospite di varie televisioni private e D.J. in radio, con proprie trasmissioni dedicate alla canzone milanese, o cointerprete di vari spettacoli musicali, patrocinati dal Comune di Milano, l'Associazione Arca Canora, e Radio Meneghina, amico degli ultimi grandi della canzone milanese come Nino Rossi e Mimmo Dimiccoli, per scelta di vita, ha smesso di cantare in pubblico ma, a volte, lo si può incontrare lungo i Navigli della Vecchia Milano, dove, con la sua chitarra, ama unire la propria inconfondibile voce baritonale a coloro che cantano ancora vecchie e nuove canzoni in lingua meneghina.
Continua a scrivere poesie e compone canzoni.
Ama appassionatamente la storia antica e l'archeologia.
E' un espertissimo biblista, studioso di archeologia biblica, storia ebraica antica e lingue antiche, particolarmente l'Etrusco. Possiede rari libri antichi, specialmente di archeologia e vocabolari di lingue antiche.
Frequentatore assiduo di musei e biblioteche, sempre alla ricerca della Verità, lo si nota uditore nelle aule universitarie, dove sovente conversa con i professori.
E' uno studioso instancabile, con le sue note ed i suoi appunti preziosi, si potrebbero pubblicare decine di libri.
Ha dedicato un intero anno alla copia manuale di un gigantesco libro antico scritto in latino, perchè non si poteva nè fotocopiare, nè microfilmare. Tenacissimo!
Sposato, cerca di distogliere i propri figli dall' identica passione, memore dell'avvertimento biblico:"Al fare molti libri, non v'è fine, e la molta dedizione ad essi è faticosa, per la carne ".
E' un discreto giocatore di scacchi. Non fuma e non beve alcoolici.
E' attentissimo alle profezie bibliche.
Nel proprio passato ha anche esaminato accuratamente molte versioni delle profezie di Nostradamus.
Ha una collezione di autografi invidiabile.

Della poliedrica versatilità di Claudio Grossi forniamo un esempio ai lettori pubblicando questo brano.

L ' ULTIM COMPA' ACCADEMIGH ITALIAN
CHE EL SCRIV INCOEU, DISTANT DE CINQCENT ANN
DAL TEMP CHE HANN POETAA IN LENGUAGG BLENIES:
" RABISCH ", SE CIAMA : " GROSS " . L'E' ON MILANES.

SCUSE' SE SON INCERT NEL VOST DIALETT
E SE I PAROLL, DI VOLT, HINN NO PERFETT,
MA DEMM EL VOST SOSTEGN E EL VOSTER COEUR
CHE, SE LE DROEVUMM NO, EL DIALETT EL MOEUR.
Claudio Grossi.
Milàn, Magg 2000.

B R E G N

A 's dis che in 'sto Cantòn, par sò caràtter,
quand ol Tesìn, a Milàn l'eva giontàa,
fin dal millatresentvottantaquatter
la Vall da Brègn l'è stada in Libertàa.

Evan trè i Vall dol Vicariàa Ambrosian,
inscì,"ab immemorabili", dal Dòmm,
sicur e in pas hinn stàa, per tanti ànn,
con Sant Ambroeùs, per rispettà el sò nòmm.

Lanzichenècch d' Helvetia che i comanda,
ma chì, Milàn, l'era ancamò on Ducàa,
poeù l'è stàa ona Repùblica ben Granda,
ma Brègn se governava, emancipàa.

On Gioànn Viscont de Olégg, a la besògna,
'sto feudo e el sò Castell de Serravàll,
vend al Taddeo de Pepoli, a Bologna,
che subet el comincia a devastàll.

Second la tradizion, l'è stàa on canàja.
Abusand del potér, l'è stàa inscì odios
che la popolazion, che l'è a Malvaja,
la vendica inscì, i tòrt che el ghe fa ai spos:

"Jus primae noctis! ", quest l'è el mè dirìtt!
Son mì el padron, vilàn sècca-badée!
Dàmm la tua Sposa! Fà come gh'è scritt!
Adess ciàppi anca questa! Andée! Andée! ".

Ma el ghe fa el Spos, cont la soa Sposa a fianch:
"Tì, farabùtt! Tì, prepotént! Tì, poeùrsc!
Gh'hoo mia pigòira! - E el salta sora on banch:
- adèss végn scià, ch'a t' màgni foeù anch ol coeùr! ".

L'è stàa on segnàl. Perchè a tutta la gént,
che l'era adrée a fa Festa a San Taddée,
subit, ol sangh l'è diventàa sbrojént
e la sortìss, insèmma, tutta in pée.

Hinn vegnùu foeù: cortèj, spadon, folcètt,
prèj, segurìnn, covèrc che fann de scud,
corni da boeù, forcon, randèj, ranzètt,
tant per fagh regordà 'sto gran refùd...

Gh'è scritt anmò, in di liber de Milàn,
che hann smantellàa el Castell de Serravall,
hann trucidàa el Taddeo, 'sti valligian.
Gh' hann spuàa adòss, a 'sto brutt animal.

Ma gh'è di alter robb che voeùri divv,
se gh'avii la pazienza de 'scoltàmm;
che sora Brègn se pò parlà e descriv.
Per fàmm stà cito, gh'avii de ligàmm...

Col testament del Millaequattercent,
rivendica el dirìtt de Feudatari:
Gioànn Taddée de Pepoli, insolènt,
contra i Bregnon, unii ai Sciori Ordinari.

E 'sti Ordinari del Dòmm, segond la Légg,
dichiàren, per tùcc quèj che stànn a Brègn,
che avéven mandàa lor, Viscont de Olégg,
cont l'incaregh de Podestà suprèmm.

Donca: l'è nùll el Pàtt che avéven fàa,
per sballottàss el Feudo, tra de lor.
Bastàrd, l'è el fioeù Gioànn. Gh'è niént de fà.
E per avèghel... el gh'ha inscì de corr !

Ma quest l'aveva, intant, fàa donazion
a on certo Bentivoglio de Bologna.
El Duca de Milàn, per l'occasion,
ghe dà el possèss del Titol e...la rògna...

Savìi perchè? Quand gh'è on quaj gibilléri,
el gòd el tèrz, tra dùu che se bastòna!
I Svizzer, coi Bleniés, hann fàa sul séri:
stàven ai spàll, mirànd a Bellinzòna.

'Sto Bentivoglio Cavalier, defàtt,
in Vall da Brègn l'ha mai portàa i sò pée,
la causa l'ha dàa in man a di avocàtt
per cercà de vegnì foeù da 'sto vèspée...

Nel Millaquattercentcinquantasés,
con facoltà di proeùv in istruttòria,
el Delegàa del Duca Milanés
el ghe dà on tàj de nètt, a questa storia:

"De questa Vall, al Bentivoglio, vànn
el frutt e el céns, ma: el Dòmm governarà.
Sciori Ordinari hinn Càpp. Comandarànn.
El Duca, el gh' ha la Superiorità.".

El passa on ann e ad on accord se vègn
per levà al Bentivoglio i sò pretés.
Fiorin Dòmila el gh' ha de pagà Brègn
a i Sciori Agént del Dòmm di Milanès.

Al Bentivoglio e ai Pepoli: Sèttmila,
per desmètt ogni azion, Rason e Jus.
Fasénd el cunt totàl: Fiorin Noeuvmila
per liberass dal pés de questa cros.

Per vègh 'sta relativa Libertàa
dés ann de temp hann stabilìi de mètt
el pègn de magnà carna : Denadà.
Tùcc i àlter dì: lacc, pan e erbètt.

Carna, a magnà mai pùu, s' hinn condannàa,
per alzada de màn. Per votazion.
Che esémpi de fierèzza e dignitàa
l'è anmò, per nùmm, questa popolazion!

Quell che el pareva rend tutti i Blenies
anmò pussée vesin ai Ambrosian
l'è che vegniven a viv coi Milanés.
Dal Medio Evo in poeù, da tanti ann.

Durant l'invèrna, me rivàven chì
a esercitàa ogni sorta de mestée
e, come comparìss in di Rabìsch,
tanti, in livréa, serviven de lacchè.

Fatigator onèst, tanti fidàa.
Facchìn inquadràa in Corporazion.
Hinn diventà colònn, in la Cittàa.
Brentaroeù, Cantinée, Ost de vin bon.

Servìven in di Cà de Nobiltàa,
bravìssimm, soprattùtt, a vèss di coeùgh.
Mèj di Brugnon ? Difìcil de trovà,
che fann manicarètt visin al foeùgh.

Cicolatée, boìs e polentàtt,
mercant de vin, chi pùu ghe n'ha, ne mètta.
Monéda, fann Birée e i Fironàtt,
e i pussée ricch se fànn la fabrichètta.

Vorìi on quaj nòmm? Cicolatée hinn i Piazza.
Luis Baggetti, on re coi sò castègn;
di Bruni, gran mercant de vin, la razza.
El Nodiroli, polentée d'ingègn.

Tanti rapresentànt de antìgh imprés,
che l'industria d' incoeù l'ha mandàa a pìcch,
che adèss ciàmen Lombard, eren Bleniés,
prìmma emigrànt, che poeù hinn diventàa rìcch.

I Ciani, anca i Beretta de Pavia,
forsi hinn de Tezechìn, segond la stima,
Storich i Agnelli. Gran tipografia!
Vègnen de lì, probabilmént, i Cima.

Tezechìn l'era un bèll villagg Bleniés,
a quèll che al dì d'incoeù nùmm sentomm dì,
ma ona frana l'ha sepolt tutt el paés
nel Millasettcentcinquanta, o giò de lì.

Mì che son no de Brègn, a l'hoo savùu,
nel vegnì giò da Torr a Biasca, on dì,
perchè mè pader me l'ha cuntàa sù.
Che lor, de fioeù, diséven: "Reseghìn".

Che on fioeù, giugànd, stupìi, l'ha mandàa on strìll
'na volta che el balon l'è andàa a cercà :
la ponta de la cros del campanil,
l'ha vist spontà, de colp, in mèzz al pràa...

Siccome che el paréva on reseghìn,
perchè l'era de fèrr e decoràa,
e al nòmm de 'sto villagg l'era vesìn,
da témp, inscì, i Bleniés, l'hann nominàa.

Tanc Milanés bandìi, mandàa in esìli,
hann cercàa scàmp in Brègn, in di villagg,
l'è inscì che pàr che gh'abbia avùu l'origin,
a Malvaja, el nòmm che gh'hann i Bagg.

E dìsen anca che i ultim sugèll
refugiàa in Brègn, segond la tradizion,
l'hann dàa i famili Scalvédi e Radaèll,
fondànd Scalvéd. Inospital, Ghiron.

Con tutt che quèj de Brègn, cont i famili,
da témp, se fùssen stabilìi a Milàn,
reussìven minga a bandonà i Navìli,
pur mantegnénd l'amor di sò montàgn.

Pensàven semper al Paés d'origin
a avègh ona casètta o on cassinàl,
civica religion, che dà i vertìgin
de mai desmentegàss de la soa Vall.

Regordànd, a proposit, quell che hoo dìi
al princìpi, quand che cuntàvi sù
del De Pepoli, de quèll che hann stabilìi,
per minga avègh el gioeùgh de servitù,

tornand de càpp, gh' hoo de ricomincià
a divv che el Duca l'ha pubblicàa on band,
cont i Sciori del Dòmm come alleàa,
per fà ubedì, de corsa, 'sto comànd :

"Ordin del Càpp di Càpp de tùcc i Càpp!
De fà sentìll a quèj che sénten no.
De piccàghell bén bén dénter i cràpp,
a 'sti ribèll, che me ubedìssenn no.

Sùdit prezios de 'sto mè Gran Ducàa,
vardìi bén de ubedìmm, se vorìi viv !
Se de no, ve faròo brusà la cà,
e squartaroo tùcc quèj che sopravviv!

Fèmm ordin, a tùcc quèj che sìen de Brègn,
o in de la Vall, o sìen nel Granducàa,
che quand sìen arivàa visìn al lègn
che el fà de dazi al mur de la Cittàa,

se voeùrenn conservàss anmò la pèll,
gh' hann de fass riconoss e sdebitàss,
pagand el mòdich prèzzi d'on porscèll...
Hinn stàa avisàa, i daziée, de regordàss

che: tutt i voeùlt, che incontren on Bleniés,
gh' hann de fermàll, e cavàgh giò la spesa,
per damm la tassa a nùmm che, Milanés,
l'èmm juttàa a resòlvegh la contésa.

Scrivùu, aprovàa, firmàa de propria màn,
se, quèll che sà no légg, pò minga créd,
dal Grand Lustrìssem Duca de Milàn,
chì sòtta, gh'è el Sigìll, che ne fà féd."
.
On dì on Bleniés, l'è riccamént vestìi,
el passa, impunemént, voeùnna di Pòrt,
vist che i Gendarm, fòrsi, eren drée a dormì,
o, del passagg, se n' eren nanca accòrt...

O fòrsi perchè, insèmma cont i amis,
chi sa el perchè, l'hann no riconossùu,
el passa el dàzi, ma poeù, a l'improvìs,
cinquanta pàss già dénter, de per lùu,

el se fèrma de bòtt. El ghe fà sègn ...
el torna ai Mur decìs, cont el cavàll.
"Pesèmm pur pòr on poeùrsc !...A sòmm da Brègn !
Sia mai vera che renéghi la mia Vall !"

A sentì sta richièsta del mercànt
i soldàa gh' hann rispost in moeùd volgàr.
Ma lùu, ridénd: "Mì, on poeùrsc, le paghi tant,
Ma... el paga pussée el Duca, i sò... somàr!".

Contént, el mètt i sò monéd sull' assa,
e in del moment che cunten i soldàa,
l'ha taccàa a rid, con lùu, tutta la piazza,
per quèll che el sò cavàll... el gh' ha giontàa...

Dervìi i naris, nidrénd, scoeudénd el coo,
supèrb, sui zòccoll, négher, scalpitànt,
el léva in sù la coa e, pondànd on poo:
el ghe scaréga giò ...la bonnamàn !

Claudio Grossi.

Recitata nelle rovine del Castello di Serravalle. Canton Ticino.
Nota : Descrizione di uno dei tanti episodi storici su Serravalle.
Il poemetto non ha alcun riferimento rigidamente storico,
ma è una composizione che fonde la realtà storica con la fantasia dell'Autore.
I nomi dei protagonisti e dei luoghi, sono veri.

1 commento:

Anonimo ha detto...

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