venerdì 23 marzo 2007

ERSILIA


Di Etrusca stirpe, Ersilia, ebbe per nome,
negli occhi i fiordalisi sotto il cielo,
di sole e grano furon le sue chiome,
farina e latte e poi zucchero a velo.

Morbida e dolce, tenera e gioiosa,
membra gentili, nobile profilo,
Enrica fu sua madre, generosa,
crebbe tra rocca e fuso, tra ago e filo.

Capace, nel far gran manicaretti,
ed ogni leccornìa che va gustata,
nel fare gnocchi, piatti di spaghetti,
e torte, e marmellate, e cioccolata,

tortlèin, tortlàss, fidlèin e: "Vùtt on zìcch?".
"Fiòl d'on mònd lèdar, vatt' on po' a fatt' fòttar,
ch'a t' sè 'n brutt mòstar, car el mè nanìn.
Vén chì 'n po' ad' la toa nona, tì: Clav'dìn! ".

Quando emigrò la vita era finita
partiron le sorelle verso gli U.S.A.
Coi fratelli e la madre lei è partita.
Il padre?- Morto. E i nonni? - Porta chiusa.

Lasciasti la tua Rocca, era mattina,
salutando, con la mente, i luoghi intorno;
con il pensiero a Caterina e Albina,
che mai più avresti rivisto far ritorno.

Lunghi gli abbracci, teneri quei baci,
le lacrime scorrevano alle gote;
sentivi in petto artigli di rapaci
pace rubar, lasciarti a mani vuote.

"Addio, Vergato! Riola! Addio, Marano!
Addio, fresche vallate, lungo il Reno!
Nel cuore mio sarai, Gaggio Montano!
In Svizzera, mi porta, questo treno.

Con la speranza di trovar lavoro,
alla Nazion Sorella chiedo aiuto.
Per trovar pane, dignità, decoro,
con la famiglia, parto. Vi saluto".

Diversa gente e più diverso il luogo
dove approdò, tra lo straniero idioma,
ma tanto le bastò, scalzando il giogo
che imposto aveva schiavitù di Roma.

Libera gente in libera nazione
verso il domani libero e sicuro,
accolse Helvetia Confederazione,
aprendo braccia e cuore, ve lo giuro.

Canton Lucerna, a Hochdorf, con la famiglia,
sul lago dove il ciel si va a specchiare,
Enrica, Adelfo, ed Ugo, Alberto e Ersilia
trovaron nuova casa e focolare.

Conobbero italiani di buon cuore
Giacomo e Maria Rosa di Caorso
coi propri figli e figlie di valore,
la vita già seguiva il proprio corso.

Annetta ed Alda ed Eliseo e Vittorio,
Ferruccio e la persona più importante,
il Gran Maestro di Laboratorio,
il Tecnico Dolciario: Grossi Dante.

Il dolce della vita aveva scelto,
studiando molto e subito applicando
ciò che imparava. Intelligente e svelto.
Il cioccolato andava modellando.

Creando nuovi gusti, nuove forme.
Tra paste, cialde, dolci d'ogni sorta,
colombe e panettoni, scrisse, enorme,
il bel nome di Ersilia, su una torta.

Con la dolcezza, Dante, prese Ersilia
per mano, lungo il Ponte di Lucerna.
Profumava di tabacco e di vaniglia,
sotto la Luna come una lanterna.

Complice il Lago, con la sua malìa,
romantica visione, quella sera,
dal tavolo di una Caffetteria,
Ersilia fu di Dante prigioniera.

Volava il cuore in alto sulla Luna
e tra le stelle scrisse il proprio credo:
"Io scelgo te, non sei come nessuna.
Mi balza il cuore in petto se ti vedo.

Ti voglio bene, sai? Mi piaci tanto.
Mi togli il sonno. Voglio star con te".
"Questo vestito, sai, ti sta d'incanto.
Nessuno al mondo è grande come te".

Parole che si dissero e progetti
di vivere per sempre da sposati.
Di avere insieme tanti pargoletti
da crescere felici e un po' viziati.

Con serietà, rigore e concretezza,
sposarono sul Ponte di Lucerna,
dicendo il: "Sì" dentro una Cappelletta.
Promettendosi Amore e Fede eterna.

Furon in allegria gli abbracci e i canti,
tra musica, sorrisi e complimenti
ed il frusciar di gonne vorticanti
mazurche, valzer, danze dei parenti.

" Voglia di vincer povertà e dolore
è ciò che infonde agli uomini il coraggio
di violentar destino ingannatore
e della vita continuare il viaggio.

E se dolcezza ci è donata in sorte
questa lenisce le amarezze e pene
e rende invulnerabili alla morte
nomi e persone che hanno agito bene ".

Canta così, il nipote prediletto,
che, nel ricordo della giovinezza,
abbraccia Ersilia e Dante, con affetto,
donando, ai Nonni, un bacio e una carezza.

Claudio Grossi.
La fotografia dei miei nonni : Dante ed Ersilia Grossi, con i figli,
è stata scattata a Torre. Val di Blenio. Canton Ticino. Svizzera. il 12.06.1932.
Il primo a destra, in seconda fila, è mio padre: Lidio, all'età di 12 anni.
La fotografia è tratta dall'Archivio Donetta. Fotografo Bleniese.

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